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SETTEOTTOBRE: L’ESPRIT DU TEMPS – Rosa Filippini

SETTEOTTOBRE

L’ESPRIT DU TEMPS

Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.


Rosa Filippini

Il sette ottobre paventavo anch’io che dopo le prime solidarietà scontate, sarebbero arrivati i ragionamenti contorti di chi è pronto a commiserare gli ebrei perseguitati ma non sopporta l’idea che si difendano, e che, nel difendersi, si rivelino i più forti. Mi aspettavo però che questo atteggiamento sarebbe stato il peggiore fra quelli possibili e che, come è accaduto altre volte nella storia di Israele, non avrebbe condizionato più di tanto gli equilibri internazionali e le opinioni pubbliche, almeno quelle dei paesi occidentali. 

Invece, questa volta, col passare dei mesi, ho avuto paura. Non solo e non tanto per Israele, che non finisce mai di stupirmi per la fiducia che mostrano i suoi cittadini nel loro futuro comune, per la forma democratica che continuano a scegliere da 70 anni nonostante le continue emergenze e le feroci aggressioni di cui sono oggetto. L’ottimismo che manifestano mi commuove e mi fa pensare che ce la faranno, nonostante tutto.

Questa volta ho paura per noi. Per noi occidentali, per noi europei in primo luogo. E non per quello che ci può succedere come conseguenza di una politica debole ed egoista, per una possibile guerra o per un (probabile?) declino economico e culturale. Sono sgomenta per l’ondata di antisemitismo che si è manifestata apertamente proprio qui. Qui, nei luoghi della Shoah, dei pogrom, delle leggi razziali, dell’Inquisizione e dei ghetti. 

Altro che “mai più”, sta succedendo ancora.

Se, infatti, il dramma attuale veste materialmente i panni dell’estremismo islamico, è sulle nostre piazze, sui nostri giornali, nella nostra coscienza che si gioca la partita della civiltà. Se il mostro dell’antisemitismo è ancora qui, se si manifesta liberamente, se si traveste da “solidarietà verso il popolo palestinese”, allora vuol dire che il problema non è Israele, non è Hamas, non è nemmeno l’Iran: il problema siamo noi.


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