Intervento di Bruna Ingrao – 21 gennaio 2024
Sono qui perché il 7 ottobre sono state commesse atrocità gravissime contro la popolazione di Israele, più di 130 persone innocenti sono ancora prigioniere dei terroristi di Hamas. Le atrocità del 7 ottobre sono atti ispirati dall’odio contro gli ebrei nella tragica verità dei fatti, per il modo in cui sono stati colpiti indiscriminatamente e con crudeltà neonati, bambini, giovani in festa, donne, anziani. Chi li ha commessi ha scelto di uccidere, torturare, stuprare, rapire cittadini israeliani, per odio contro Israele e contro gli ebrei.
Il “Mai più” del giorno della memoria deve essere per noi, cittadini europei, un giuramento sacro di impegno sempre vigile a protezione delle persone, di ogni età e nazionalità, che aderiscono alla religione ebraica o sono legate alle radici ebraiche da vincoli di famiglia e cultura. E’ sacro a protezione di umanità e convivenza civile, perché uno dei pilastri della democrazia liberale in Europa che è nessuno sia perseguitato a ragione delle sue convinzioni religiose o radici familiari. E’ indispensabile fortificare nella nostra società le barriere contro l’antisemitismo, che riprende fiato nelle ideologie e nelle azioni aggressive, come la cronaca mostra. Le preoccupazioni della comunità ebraica francese, il clima nelle università americane, l’antigiudaismo cristiano in frasi di stampa, l’accusa di vendetta, come se la difesa da un nemico agguerrito fosse equiparabile alla vendetta e il diritto di difesa per gli israeliani non dovesse esistere.
Sono qui perché i massacri messi in atto il 7 ottobre da Hamas sono stati atti di fanatismo feroce nello spirito di un rinnovato progetto di genocidio degli ebrei, in Israele e nel mondo, progetto che la prima carta costitutiva di Hamas poneva esplicitamente a fondamento di questa organizzazione terroristica, ancora attivo nelle sue finalità e nei suoi atti. Un’organizzazione terroristica, che orienta l’azione politica e militare alla distruzione dello stato di Israele, opera per realizzare una nuova Shoà, una distruzione di massa della popolazione ebraica mondiale. La natura politica di Hamas va smascherata e combattuta, e non edulcorata, come si trattasse di resistenza in una lotta di liberazione nazionale.
Sono qui perché è nostro dovere difendere la vita democratica e le libertà civili non solo in Israele, dove sono tutelate dalla costituzione e dalle istituzioni, ma anche a Gaza e nei territori controllati dall’autorità nazionale palestinese. Se Hamas dovesse continuare a tenere sotto scacco la popolazione palestinese a Gaza sarebbero a rischio nell’area le libertà civili delle donne, degli omosessuali, di tutti i dissidenti.
Sono qui per amore di libertà: se Hamas dovesse prevalere, un nuovo regime autoritario si aggiungerebbe a quelli che già assediano l’Europa. Hamas è fiancheggiata dall’Iran, che opprime le donne e impicca i dissidenti. Vedo i rischi gravissimi per le democrazie liberali, pure solide in Europa, della deriva autoritaria in atto in Russia, di nuove alleanze che leghino la Russia e l’Iran, delle pretese imperiali della Turchia, dell’aggressività di gruppi islamisti vecchi e nuovi.
Sono qui perché difendo e amo lo stato di Israele, democrazia liberale e inclusiva, che rende vivo nel mondo contemporaneo il patrimonio della cultura ebraica, che è di tutti, ebrei e non ebrei, laici e cristiani, alle radici della nostra cultura. Israele ha dato nuova vita a questo patrimonio con voci che ci hanno regalato letteratura, musica, medicina, innovazioni, scienza, conservazione del patrimonio archeologico, voci che ci appartengono, come quella di Amos Oz. Mi oppongo al boicottaggio di Israele nei rapporti scientifici e accademici, insensato per chiunque abbia coltivato rapporti di ricerca con la ricchissima comunità scientifica e accademica in Israele.
Sono qui perché sento le sofferenze della popolazione civile palestinese e auspico la pace, che potrebbe essere conclusa domani se ci fosse da parte della dirigenza palestinese il limpido riconoscimento del diritto di Israele a esistere e vivere in pace. La speranza di un futuro per la popolazione palestinese dipende dall’accettazione dell’esistenza dello Stato d’Israele, dalla cessazione degli atti di terrorismo e dei continui lanci di razzi. La pace potrà nascere solo da un ripensamento radicale nella dirigenza palestinese dell’ideologia di fanatismo antisemita, che ha tragicamente segnato i massacri del 7 ottobre.
Sono qui per battermi contro il progetto criminale che Hamas ha perseguito nella striscia di Gaza costruendo la rete dei tunnel: opere di ingegneria, che hanno richiesto ingenti mezzi finanziari, dotate di efficienti attrezzature militari. Chi è stato così cieco tra le organizzazioni internazionali sul territorio, da non vedere che erano innestati nei luoghi della vita civile e mettevano a rischio la popolazione, esposta a copertura di impianti militari? Chi ha potuto non vedere a Gaza che impegnavano risorse dirottate da opere civili ben più urgenti?
Quale è stato in questi anni il progetto perseguito da Hamas per costruire prosperità? Scavare tunnel e riempirli di missili e droni, dirottando fondi internazionali destinati a scuole e ospedali? Trasformare le scuole a Gaza in luoghi di incitamento all’odio antisemita e alla formazione di giovani martiri contro Israele? E’ una strada che potrà solo rinfocolare la guerra e prolungare le sofferenze della popolazione.
Sono qui perché tutti i cittadini in Israele sono sotto attacco, ebrei e arabi israeliani, laici e cristiani di tutte le chiese, e meritano la difesa delle nostre voci, solidarietà a fronte di nemici agguerriti e odiosi. Perché Israele è anche una comunità multietnica e multi culturale. Sono qui perché gli ostaggi tornino a casa, per i giovani soldati e soldatesse che non devono morire, per i bambini che non devono correre nei rifugi, per i bambini palestinesi che hanno diritto a un orizzonte di vita invece dell’incitazione al martirio in nome dell’odio contro Israele e gli ebrei.
Dalla presenza di Israele, dalla sicurezza di Israele, dipende la nostra stessa democrazia, la libertà di cui oggi godiamo, la dignità dell’Europa, il nostro futuro. E la speranza della pace.
Bruna Ingrao
Setteottobre
21 gennaio 2024