LA GUERRA DEI NUMERI #2
L’ONU, il genocidio, la propaganda e la “dura realtà” dei numeri
Luisa Ciuni
Si prova un certo stupore leggendo l’ultimo rapporto dell’OHCHR (Office of the High Commissioner for the Human Rights), l’Alto Commissariato dell’Onu per i Diritti Umani. Non tanto per gli argomenti che affronta – la situazione di Gaza con accenni alla Cisgiordania – ma per il modo in cui lo fa.
Chi dovesse leggerlo fra qualche anno, scoprirebbe che l’esercito di Israele non combatte contro Hamas bensì contro certi Pags (Palestinian armed groups). Hamas, quando viene citato, lo è fra virgolette quasi a metterne in dubbio l’effettivo coinvolgimento mentre il suo Ministero della salute è nominato con riverenza, come una fonte vera, terza, imparziale.
Sintetizzando, secondo quanto recita il documento, i responsabili di quanto sta accadendo sono tanto i Pags, che sparano vicino alle case dei civili e spesso li coinvolgono come scudi umani quanto l’Idf colpevole di atrocità di ogni sorta. Hamas è estranea a tutto. Probabilmente anche agli attacchi rivendicati.
«Palestinian armed groups conducting hostilities from densely-populated areas – si legge per esempio – and the use of inherently indiscriminate projectiles also likely contributed to the casualty rate in Gaza».
Tuttavia, superata la meraviglia delle prime pagine, ci si imbatte in qualcosa di assolutamente nuovo. Lo scritto, la cui analisi va dall’inizio delle ostilità fino all’aprile dell’anno in corso, attribuisce al Ministero della Salute di Gaza una prima conta dei decessi fra la popolazione di cui riconosce la veridicità. Ma poi torna indietro.
In un primo momento afferma che le vittime sono 34.535 (ad aprile ’24) mentre i feriti 77.904 come detta Hamas. Poi, giustificandosi con i problemi di insicurezza e pericolo per i suoi funzionari sul territorio, l’Alto Commissariato inverte la marcia e sostiene di aver potuto verificare solamente 8.119 decessi a Gaza fino al 2 settembre ’24 di cui oltre 5.000 fra donne e bambini prevalentemente rimasti uccisi nei bombardamenti delle loro case.
In sostanza una smentita.
Più avanti lo scritto attribuisce una parte delle vittime citate ai suddetti Pags. Anche questa è una novità dato che fino a ora Israele era considerata l’unica belligerante.
E dato il tono fortemente critico verso Israele – accusata esplicitamente di genocidio – è lecito domandarsi come mai un simile cambio di prospettiva proprio sul numero dei defunti, cifra che il Ministero della salute palestinese diffonde aggiornandolo quasi ogni giorno in un crescendo sistematico.
Il rapporto cita lo stato di pericolo della zona e la propria difficoltà di lavoro ma, a differenza di quanto fa nell’analisi della guerra in cui dipende delle fonti di Gaza, non si sente di condividere anche l’entità di vittime che, senza dirlo, attribuisce probabilmente alla propaganda di Hamas o, volendo essere più buoni, a un sistema di calcolo non verificato o verificabile.
8000 vittime o 34.000 sono troppe in assoluto, così come lo sarebbero se fossero molte di meno o anche solo 1. E si tratta di un conteggio orribile. Quello che stupisce è che l’Alto Commissariato per i Diritti Umani si sia reso conto così tardi che i numeri venivano sbandierati senza possibilità di controllo e lo abbia fatto sapere a oltre un anno dall’inizio delle ostilità. Anche in questo caso sia Hamas, che spesso manda take di agenzia attraverso il suo Ministero della salute, sia Wafa, la voce ufficiale dell’Autorità nazionale palestinese vengono ignorate.
In più, lo scritto riporta la drammatica situazione degli ostaggi israeliani, ammettendo le violenze sessuali subite dalle donne, le pessime condizioni di prigionia rivelate dagli ex ostaggi, le torture.
L’Alto Commissariato afferma che la prigionia degli israeliani va contro la Convenzione di Ginevra (bontà sua) e che gli ostaggi vanno rilasciati immediatamente mentre devono cessare torture e abusi nei loro riguardi. Ottima cosa e non possiamo che essere d’accordo.
Peccato che, qualche riga dopo, lo stesso Alto Commissariato attribuisca i rapimenti, genericamente, a dei palestinesi, gente che probabilmente passava di lì per caso, e riesca a non citare mai l’attacco subito da Israele il 7 ottobre, oltre a non dire chi debba liberare i sequestrati.
Hamas, che pure ha rivendicato il pogrom e si oppone al rilascio degli ostaggi con dichiarazioni esplicite e diffuse in tutto il mondo, evidentemente per gli estensori del rapporto si occupa d’altro.