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QUELL’ODIO BATTENTE E SCELLERATO

Quell’odio battente e scellerato

Lia Levi

Erano quattro soldati russi a cavallo. Camminavano oppressi, oltre che dalla pietà, da un confuso ritegno. In loro “la vergogna che il giusto prova di fronte alla colpa commessa da altri… e gli rimorde che sia stata introdotta nel mondo delle cose che esistono”. 

Le riconoscete vero? Sono le parole con cui Primo Levi ci racconta la sua liberazione nel campo di Auschwitz. Straordinaria raffigurazione letteraria? Non solo. Per me una folgorazione, una impronta che ha messo radice nel profondo

E ora? Cosa mi succede ora? Sono quei quattro soldati a essersi di nuovo presentati? E mi sento sbalordita, sopraffatta da quell’odio incomprensibile e scellerato che mi è piombato sulla testa.

Mi ritrovo attonita a seguire alla TV pubblica una “commentatrice” che, dopo aver auspicato morte per gli ebrei, sente la necessità di rendere noto anche il un suo desiderio di sputare sui loro cadaveri, un cuoco che estende “ai loro figli” la minaccia di morte dedicata ai giornalisti ‘difensori dei sionisti’ mentre, nel mio quartiere, un essere umano con cappuccio nero è impegnato a dar fuoco alle pietre d’inciampo poste davanti ai portoni da cui sono state prelevate famiglie ebraiche destinate ai forni nazisti.

La sua decisione di “uccidere i già uccisi” non vi fa pensare che l’odio abbia tracimato?

Più recente la lista di nomi ebraici (e affini) stilata da un sedicente nuovo Partito comunista. Questa oscura iniziativa non merita paragoni storici ma sul piano emotivo posso dire che da bambina c’ero anch’io su un elenco ufficiale? Era stato allestito dal Regime fascista e tutti sanno a cosa è poi servita quella lista.

E la Francia? Nella Francia di Cartesio (“Penso quindi esisto”, lo ricordate?)  i cittadini ebrei, ormai in pericolo di vita, eccoli lì a fuggire in un paese in guerra dove però il “mostro” è fuori. Sul pianerottolo di casa tua potrai solo trovare un vicino che, nel giorno giusto, ti augura Shabbat Shalom. E Shabbat Shalom potrai rispondere anche se sei un orgoglioso, felice laico.

Ma c’è qualcosa di più ampio. L’odio sdoganato ha invaso l’aria ed è riuscito a infilarsi in quasi tutti gli anfratti della società. Tredicenni con uso di coltello fino a estreme conseguenze, scontri mortali immotivati fra bande di giovani, donne barbaramente uccise dai propri compagni, assalti di parenti inferociti a medici e insegnanti, vendette immediate su risibili incidenti di traffico… tutto è spunto per distruggere “le cose che esistono”.

Ed è dallo sbalordimento di fronte a questo turbine satanico che mi sono sentita arretrare nel tempo ed è riapparso il ritegno, il senso di colpa collettivo per il fatto stesso di far parte degli esseri umani. Uno scontro emotivo, questo, che stranamente è riuscito a tratti a soffocare l’angoscia per la tragedia ebraica del 7 ottobre. Rimane oziosa l’anima che ha ricevuto un colpo mortale, ci dice il poeta, ma forse no. Il dolore si è rincantucciato nel profondo a radice dei nuovi apocalittici scenari.

Fin da bambini ci è capitato di pensare con puerile terrore che la Fine del Mondo si sarebbe configurata con il pianeta che scoppia come un enorme vulcano o con lo sprofondare sulla terra di un intero sistema stellare. Non potrebbe invece essere questo vortice polveroso che copre man mano oggetti e persone a distruggere tutto? Se la molla che mette in moto la società fosse la “Destrudo” altro non servirebbe per lo spaventoso fine-mondo.

L’uomo primitivo l’aveva un giorno capito: se tu uccidi qualsiasi essere vivente ti capita sotto agli occhi, l’altro ucciderà te. E così aveva imparato a trattare.

Siamo al punto di ri-imparare dall’uomo primitivo? Se sì, va bene anche così.