L’ESPRIT DU TEMPS
Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.
Riccardo Puglisi
È difficile raccontare brevemente in che modo le mie sensazioni e pensieri a proposito dell’andamento del mondo siano stati influenzati dall’orribile atto di barbarico terrorismo messo in atto da Hamas il 7 ottobre del 2023. Quando un evento così terribile colpisce indiscriminatamente persone di ogni età e provenienza, senza risparmiare bambini, donne e anziani, colpevoli soltanto di essere in quel momento vicini a Gaza e – agli occhi folli dei terroristi – specialmente colpevoli di essere ebrei, il pensiero razionale fa fatica a disciplinare le emozioni, cercando di porre un freno al senso fisico di orrore.
Al liceo incontrai per la prima volta il concetto di teodicea, cioè il meccanismo forse razionale attraverso cui si cerca di giustificare l’esistenza di Dio di fronte alle tragedie del mondo, e soprattutto alla morte di persone innocenti. Come si giustifica l’esistenza di un Dio buono di fronte a questi orrori, a un pogrom che ha ucciso 1200 persone? Ma i pensieri intorno al senso metafisico dell’orrore hanno presto lasciato il posto nella mia mente ai ragionamenti più concreti sugli esseri umani, e su come essi possano giustificare la violenza efferata del 7 ottobre all’interno di una qualche ideologia politica per cui “il fine giustifica i mezzi”. Secondo queste visioni il 7 ottobre farebbe parte della presunta lotta contro i colonizzatori sionisti per liberare i palestinesi oppressi, e Hamas sarebbe una formazione della “Resistenza”, il cui esempio dovrebbe attivare una Intifada globale. Purtroppo i nemici di Israele e degli ebrei hanno mostrato un’agghiacciante rapidità nel dimenticare il 7 ottobre, nell’ammiccare o nello scrivere esplicitamente che “gli israeliani” (per alcuni direttamente: “gli ebrei”) “se lo sono meritato”, salvo poi stupirsi che lo stato di Israele risponda a un’azione di guerra e terrorismo con azioni corrispondenti, almeno finché tutti i cittadini fatti ostaggio da Hamas non saranno liberati.
Oltre al ricordo e al dolore, rimane oggi la tristezza intorno a coloro che tra gli occidentali – per un masochistico e patetico senso di colpa intorno alle loro colpe passate – preferiscono stare dalla parte degli Ayatollah oppressori dell’Iran e finanziatori di Hamas e di Hezbollah piuttosto che stare dalla parte di Israele. Nulla salva le vite umane già perse, in Israele, a Gaza e altrove, ma politicamente sappiamo che la caduta del regime iraniano è la miglior cosa che potrebbe accadere in Medio Oriente dopo l’orrore del 7 Ottobre.
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