0   /   100

NON SI MACCHI ANCHE IL 1 MAGGIO

NON SI MACCHI ANCHE IL 1 MAGGIO

Daniele Scalise

La notte tra venerdì 6 e sabato 7 ottobre 2023 nel deserto del Negev una folla di ragazzi e ragazze festeggiava la gioia di essere giovani con musica a tutto volume, canne a gogò, tanti baci e sesso, musica e alcool, nuotando nell’esuberanza senza misura che solo quell’età può permettersi. Poi sono arrivati i mostri che hanno sterminato quella gioventù e reso tutti noi consapevoli che il peggiore degli incubi è una spietata realtà con cui fare i conti. 

Da più di due anni un’altra gioventù, quella ucraina, è costretta a vivere nell’inferno e combattere in difesa della libertà intesa non come modello astratto ma in tutta la sua interezza fisica e tangibile. 

Nel frattempo, piccole e chiassose formazioni di coetanei occidentali – con il sostegno compiaciuto di uomini e donne più adulti – inceneriscono ogni data simbolica.  

L’8 marzo ha segnato, come ha riconosciuto Lucetta Scaraffia dal palco di Piazza Santi Apostoli, la morte del femminismo italiano, omissivo fino alla complicità con gli stupratori di Hamas e indifferente della schiavitù di cui sono vittime le donne nell’islam. 

Dopo poco più un mese nelle piazze del 25 aprile hanno risuonato irenici slogan che, se adottati da chi ci liberò dal nazifascismo, ci vedrebbero marciare al passo dell’oca con tanto di camicie nere.

Adesso si prepara la Festa dei Lavoratori e c’è da scommetterci che torneranno a garrire bandiere palestinesi e invocazioni infami contro ebrei e israeliani e contro la nostra civiltà fatta di libertà fragili e contraddittorie – ma dio solo sa quanto necessarie – che troppo spesso diamo per scontate.  

È chiaro ormai che le frange antisemite stanno tentando di prendere il sopravvento trasformando le università in luoghi di culto di una meschina visione che intreccia razzismo e menzogne, arroganza e ferocia. Sarà un’altra triste data questa del primo maggio, dimentica della propria origine, tradita dagli sfregiatori di ogni verità e dai pusillanimi della politica che apatici assistono al divampare di falò che sarà sempre più difficile spegnere.