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ISRAELE: DIECI BUGIE PER DIECI GIORNI #3

ISRAELE: DIECI BUGIE PER DIECI GIORNI #3

Nicoletta Tiliacos

Dopo il 7 ottobre 2023, di fronte all’ondata di antisemitismo che percorre le società occidentali e contagia le giovani generazioni, è sempre più necessario smontare le menzogne sullo Stato ebraico, tese a negarne lo stesso diritto all’esistenza. Nel pamphlet intitolato “Le dieci bugie su Israele”, la giornalista e scrittrice Fiamma Nirenstein analizza i più deleteri luoghi comuni dell’odio antiebraico e antisraeliano, confutandoli uno per uno e smascherando le manipolazioni della realtà su cui si fondano. 
Setteottobre ringrazia l’autrice, che ha accettato di mettere a disposizione del nostro sito questo suo prezioso lavoro, e la Federazione delle Associazioni Italia-Israele, che nell’aprile 2024 ne ha pubblicato e diffuso gratuitamente la versione cartacea.

È possibile scaricare gratuitamente il libro di Fiamma Nirenstein nella versione completa sul sito della Federazione delle Associazioni Italia Israele.

Bugia n. 3: La Spianata delle Moschee cancella il Monte del Tempio

Fiamma Nirenstein

Tutto l’ammasso di menzogne su Gerusalemme e il tentativo di negarne le stesse radici ebraiche si è concentrato sul Monte del Tempio. La Moschea di Al-Aqsa e la Cupola della Roccia sono mirabili costruzioni, terminate rispettivamente nel 705 e nel 691 d.C. La Cupola fu copiata dal Santo Sepolcro, allora già esistente da diversi secoli. Questi edifici, oggi considerati il simbolo dell’Islam, sono stati costruiti proprio sul sito del Primo e del Secondo Tempio, il Beit ha-Miqdash, il luogo della memoria più importante al mondo per gli ebrei. Qui sorge il Muro del Pianto, residuo della muraglia occidentale che sorreggeva il terrapieno del Tempio di Erode, che fu una delle meraviglie del mondo. Vi si vede ancora la pietra sacrificale, la scalinata da cui le masse ebraiche che giungevano per i pellegrinaggi si avviavano ai bagni rituali e poi le zone proibite (segnalate per scritto) dove solo i sacerdoti potevano entrare, e tutto questo accanto alla collina di Sion, conquistata in battaglia dal re David intorno al 1010 a.C., quando decise di fare di Gerusalemme la sua capitale. Più in basso c’è la valle del Kidron, chiamata nell’Antico e nel Nuovo Testamento “valle dei Re”, per le tombe che vi sorgono, o “valle di Giosafat”. Vi sono seppelliti, principi, regine, profeti, molti della stirpe di David. Il retaggio ebraico è completo. Cristo, da bambino, compì qui il suo pellegrinaggio di Pasqua, come ogni ebreo d’Israele, insieme a Maria e a Giuseppe (è l’episodio del Nuovo Testamento in cui predica ai Dottori della Legge), e si vedono ancora le scale da cui salì la famiglia e le botteghe sottostanti. Ma Arafat scelse la strada di negare l’evidenza, e tanto ha insistito e così minacciosamente, nel ripetere che “Spianata delle Moschee” è la denominazione unica che cancella quella di “Monte del Tempio”, che l’UNESCO ha votato una decisione mistificatoria e molto dannosa che dichiara il “Monte” pura eredità islamica. Si tratta di una vergogna carica di conseguenze anche di segno violento e terroristico, in quanto la propaganda palestinese non si stanca di suggerire ai propri giovani che Israele vuole cambiare lo “status quo” stabilito nel ’67, che conferisce al Waqf, l’autorità religiosa islamica con sede in Giordania, la giurisdizione sui luoghi santi islamici. “Morire per Al-Aqsa” è uno slogan tanto in voga quanto solo propagandistico, dato che Israele non ha nessuna intenzione di impossessarsi delle Moschee, anche se è certo controverso che, proprio là sopra, nel luogo più sacro al popolo ebraico, sia proibito addirittura pregare agli ebrei (pochi, controllati, contestati) in visita.


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