NARRATIVA RUBATA. STORIA INVERTITA
Le atrocità del 7 ottobre sono state perpetrate da terroristi e normali cittadini di Gaza contro donne, bambini e anziani israeliani, con un chiaro intento genocidario radicato nell’ideologia jihadista che vuole cancellare Israele.
Mentre il negazionismo delle atrocità compiute dai terroristi e dai cittadini di Gaza circoscrive i più radicali sostenitori di Hamas, un’altra insidiosa forma di banalizzazione impera nelle reti sociali e nelle proteste anti-israeliane.
Nei primi mesi della guerra la retorica anti-israeliana giustificò le violenze inquadrando il 7 ottobre in un presunto “contesto” di usurpazioni e soprusi ai quali si attribuiva la causa di stupri di massa, decapitazioni e massacri. Ora invece il negazionismo avanza nella retorica anti-sionista che usa il 7 ottobre contro Israele.
Allo sdegno contro il silenzio sulle violenze sessuali sono seguite le tarde condanne dell’ONU e i reportage sulle vittime degli stupri di massa. Al contempo sono comparse le prime denunce contro presunte “violenze sessuali” che avrebbero perpetrato soldati israeliani contro donne palestinesi. Propagandate dalla stampa iraniana e da organizzazioni anti-israeliane sono poi state suggellate dagli “esperti” dell’ONU che senza prove hanno richiesto a Israele verifiche di fantomatici crimini. L’apice della propaganda è stato a marzo, quando al-Jazeera ha trasmesso un’intervista poi ritirata su una falsa testimonianza di una donna palestinese.
Al 7 ottobre i canali di propaganda pro-Hamas hanno risposto con l’accusa di genocidio, discussa anche all’Aja e che coinvolge ora la Germania per le forniture di armi a Israele. Nonostante non ci sia un genocidio, le violente proteste pro-Hamas vogliono imporre la retorica anti-israeliana sobillando le proteste violente e antisemite nelle università e nelle piazze, dove l’incitamento alla violenza e al genocidio sono giustificati dalle astratte discussioni sulla libertà d’espressione.
Mentre Hamas prende tempo e continua a commettere crimini con gli israeliani che tiene in ostaggio e non vuole liberare e contro la popolazione palestinese rubando gli aiuti umanitari, il negazionismo del 7 ottobre offusca la verità attraverso l’appropriazione della narrazione sull’eccidio, accusando Israele di genocidio, di violenze sessuali e di intenzionali atrocità sui civili. Questi sono i crimini che hanno commesso i terroristi di Hamas, Jihad Islamico e i cittadini di Gaza che a loro si sono uniti in quel nefasto giorno di ottobre che è glorificato come un esempio di “resistenza”.
L’appropriazione della narrativa è radicata nell’inversione della realtà, della vittima e del carnefice, che sfrutta le identità politiche e sociali. In America, gli ebrei sarebbero come i suprematisti bianchi che commettono crimini contro i palestinesi associati ai neri d’America. In Italia, i palestinesi diventano partigiani che lottano contro i sionisti accusati di nazi-fascismo – poco importa che i palestinesi fossero alleati di Hitler.
Il vero ostacolo ai “due popoli, due stati” è l’inversione della narrazione che ha mutuato dalla storia israeliana identità ed ethos sociali, per creare un’identità palestinese opposta e incompatibile con l’esistenza di Israele. Una differenza rimane però lampante: il sostegno a Israele si esprime nella frase “Am Israel Hai”, il popolo d’Israele vive, mentre il sostegno alla Palestina riecheggia i diversi slogan di morte e distruzione.