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SETTEOTTOBRE: L’ESPRIT DU TEMPS – Elisabetta Boffi

SETTEOTTOBRE
L’ESPRIT DU TEMPS

Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.


Elisabetta Boffi, avvocato giuslavorista

La mattina del 7 ottobre 2023 il suono del telefono mi ha svegliata presto. Era la voce concitata di un amico che mi avvertiva di aver ricevuto direttamente da Israele notizie molto allarmanti e di non comprendere cosa stesse accadendo. In poche decine di minuti la situazione si è rivelata tragica e la sensazione che ho provato è stata la medesima dell’11 settembre del 2001. Allora ero in attesa del mio primo figlio, ora quel figlio si stava per laureare ed avrebbe potuto benissimo essere tra quei giovani al Nova Festival che volevano solo ballare e festeggiare in un grande abbraccio alla vita. Per una manciata di giorni tantissimi amici, sapendo del mio profondo legame con Israele e con la comunità ebraica (nata da poco ma coltivata da sempre, sulla scia degli insegnamenti del cardinale Carlo Maria Martini) mi hanno dimostrato solidarietà ma, a distanza di pochi giorni, la situazione si è ribaltata e in molti hanno preso le distanze da me. Ho iniziato ad accorgermi che non c’erano più i consueti appuntamenti per un caffè o una pizza, che se si usciva non si poteva toccare l’argomento dell’attacco terroristico perché gli sguardi diventavano quelli del “ve la siete andata a cercare, cosa ti aspettavi dopo tutto quello che avete fatto patire a quei poveretti?”. Ho passato momenti di profonda tristezza perché mi sono accorta che nel mio mondo lo spazio per me, per il mio pensiero, si riduceva sempre di più. La mia risorsa più grande è che le persone a me più vicine, pur non essendo completamente allineate sulle mie posizioni, sono in grado di ascoltare le mie ragioni e di fermarsi a riflettere e, talvolta, di cambiare opinione. Ciò che vedo e percepisco è che anche le persone più colte e preparate, spesso sono vittime di una tale disinformazione da avere pregiudizi del tutto infondati sulla storia del conflitto israelo-palestinese. C’è bisogno di andare a testa alta nel mondo a dire come stanno veramente le cose, a far sapere quali sono realmente i fatti. E questa, per me che sono una cristiana cattolica praticante, è una missione difficile e delicata ma nella quale credo e per la quale continuerò ad adoperarmi.


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