ALL’AMICA EBREA
Daniele Renzoni
Un’amica ebrea qualche giorno fa, all’improvviso, mi ha chiesto con tono di meraviglia, perché sei dalla nostra parte? Prima di riuscire a organizzare una risposta esauriente, ho pensato a quale condizione di solitudine la mia amica si sente condannata, una condizione che induce perfino qualche sospetto anche nei confronti di chi ti è vicino al di fuori della comunità che si sente sotto assedio ovunque. Ha ragione, la mia amica, perché fidarsi quando avverti che tutti, ma proprio tutti, ti sono contro? È il dubbio di sempre per chi ha vissuto con l’ansia che anche i momenti più tranquilli sono solo un intervallo tra una caccia all’ebreo, un pogrom, una fuga e un ricominciare da capo altrove dove è tutto da ricostruire il tessuto della fiducia.
Perché sei dalla nostra parte? Superata la sorpresa, non ero preparato a una domanda del genere, ho pensato che la mia amica avesse ragione a chiederlo perché ha bisogno di sentirsi sicura. Non c’entra l’amicizia fatta di comune sentire piuttosto che di naturale empatia condita di affettuosa consuetudine. Oggi la mia amica vuole essere rassicurata, vuole sapere quanto sia fondato il mio sostegno, vuole essere certa che non sia di circostanza, che non verrà mai meno. E per questo vedo dal suo sguardo che vuole una risposta forte da chi proviene da un mondo che è stato ed è tutt’ora ostile. Non sono ebreo, ma più di una volta avrei voluto esserlo. Non per questioni religiose, non praticando neanche la fede di nascita, ma per ribellione contro tutto quello che agli ebrei è stato riservato nel mondo occidentale, nel mondo cristiano. Per ribellione contro il senso di colpa strumentalmente inflitto per oltre duemila anni a un popolo che non ha mai voluto prevaricare nessun altro popolo. Perché è parte del mio stesso album familiare, perché è la stessa radice culturale, perché è una delle anime del nostro Occidente, perché Gesù era ebreo, perché il senso di colpa della Shoah ce lo dobbiamo avere noi cristiani. E adesso, in questo ennesimo conflitto, perché un’altra volta se ne cerca di annientare l’esistenza. E ho chiaro che ne uscirei annientato anche io. Quindi, alla mia amica ebrea ho risposto: la nostra è un’unica parte!