SETTEOTTOBRE
L’ESPRIT DU TEMPS
Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.
Alessandra Di Castro
Si sente spesso dire che dopo il 7 ottobre c’è stato in Europa e in tutto il mondo occidentale un ritorno dell’antisemitismo. Non è così. L’antisemitismo non è mai stato sradicato dalle menti, dalle coscienze, dai cuori di milioni di persone. La necessaria reazione di Israele all’attacco terroristico di Hamas nel sud del paese ha avuto come conseguenza l’emersione di odii e discriminazioni che dopo la Seconda guerra mondiale hanno continuato a serpeggiare, più che vitali, nel mondo occidentale civilizzato. Dopo il massacro e il conseguente inizio di una guerra sanguinosa le nostre vite sono profondamente cambiate. Sono tornati la paura, lo sbigottimento: tutti quei sentimenti che i nostri nonni e genitori ci hanno raccontato nel tempo con gli occhi pietrificati. Mia figlia viveva a Parigi, ma è voluta subito rientrare in Italia dopo dieci anni trascorsi all’estero per studio e lavoro tra Stati Uniti e Francia. Anche se l’antisemitismo non è solo in Europa e in America, ma pure qui in Italia intorno a noi. Allo spaesamento si è poi sostituita la consapevolezza e il desiderio forte di non farci piegare, anche incoraggiati da associazioni come quella a cui partecipo e che ospita questo pensiero. Al Museo Ebraico di Roma, dove sono presidente della Fondazione che lo sostiene, abbiamo deciso di non alterare le nostre politiche di accoglienza e abbiamo continuato con tutte le nostre attività di promozione e valorizzazione, come mostre, giornate di studio, presentazioni di libri. A noi spetta il dovere di fare fronte all’informazione distorta e alla controinformazione che usano gli incitatori di odio. Si usa, ad esempio, la terminologia della Shoah in chiave antisemita e si rappresentano gli israeliani – e per sineddoche tutti gli ebrei – come vendicativi e senza pietà, perpetuando pregiudizi, superstizioni e luoghi comuni che affondano le loro radici nei tempi lontani della segregazione.
Al museo spieghiamo che Israele e gli ebrei hanno diritto alla loro terra e a essere ebrei senza dover temere nulla. Da questa affermazione di esistenza, che va supportata con tutti i mezzi e con ogni forza, passa la coscienza identitaria e il diritto di essere degli ebrei di tutto il mondo.
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