SETTEOTTOBRE
L’ESPRIT DU TEMPS
Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.
Laura Camis de Fonseca
Alle prime notizie lo sbalordimento è totale. Incredulità (come è possibile che non abbiano funzionato i servizi di sicurezza?), ricerca di amici e conoscenti in Israele. Ansia crescente (che succederà ora?). Già il giorno successivo, alcuni siti e alcuni giornali suggeriscono che Israele potrebbe invadere Gaza e compiervi uno sterminio, qualcuno già scrive la parola ‘genocidio’. Che succede? L’Europa sta preparando le motivazioni ideologiche per permettere che Hamas distrugga Israele? Appena Israele decide e l’esercito varca il confine, online è già tutto un gridare al massacro di civili innocenti, e non è ancora avvenuto niente. Non si parla d’altro, la quotidiana macelleria d’Ucraina è dimenticata. Come in un incubo, ci sentiamo circondati da sentimenti violentemente antisemiti, forse come nella Germania del 1934, nell’Italia del 1938.
Prevale allora la necessità di ritrovarci insieme, di abbracciarci. Non importa se laici o religiosi, ebrei o agnostici radicali, di destra o di sinistra, giovani o vecchi, noti da sempre o appena incontrati: ogni amico di Israele è un prezioso amico personale e abbiamo bisogno di averlo vicino, ascoltarlo dal vivo, annusarne la forza vitale. Abbiamo bisogno di sentire che siamo un gruppo, che siamo vivi, che abbiamo la possibilità di sopravvivere e di difendere noi stessi e Israele. Siamo mammiferi che cercano il branco dimenticando sofisticazioni, individualismi, appartenenza a diverse nicchie culturali e sociali. Non ricordo altri momenti analoghi, neppure durante la guerra e i bombardamenti. Ma forse allora ero troppo bimba per capire.
Poi occorre passare all’azione, ma che fare? Si ascoltano e si rilanciano sui social tutte le proposte, tutti i suggerimenti, tutte le informazioni. È una cacofonia ansiogena, poco costruttiva. Quando arriva la proposta di creare una associazione nazionale col nome di Setteottobre la accogliamo tutti con gratitudine e speranza. Sentivamo tutti il bisogno di un coordinamento ordinato e razionale, prima per contarci, poi per stilare piani di azione mirati. Ed è andata bene. Ci siamo incontrati ripetutamente, abbiamo fatto tanti eventi. Abbiamo capito molto meglio la situazione. È un vero sollievo. Grazie!
Però ora si sente il bisogno di un programma di azione per incidere di più all’esterno, uscendo dalla cerchia. Abbiamo giornalisti, studiosi e politici bravi. Li invitiamo, li ascoltiamo con piacere – ma siamo tutti già d’accordo a priori. Ci consola sapere che siamo (quasi) tanti, ma ora occorre raggiungere altre persone al di fuori, persone che ancora non hanno pregiudizi radicati, dunque potrebbero ascoltare e capire. Occorre creare percorsi per gli esterni, per i non ebrei, per i non iscritti, per quelli che non conoscono Israele.
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