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SETTEOTTOBRE: L’ESPRIT DU TEMPS – Cinzia Leone

SETTEOTTOBRE

L’ESPRIT DU TEMPS

Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.


Cinzia Leone

«Sono entrati!» Quando all’alba del 7 ottobre 2023 ho letto queste due parole sulla pagina Facebook di un’amica israeliana ho subito capito cosa stava succedendo: i terroristi di Hamas erano entrati in Israele.

Non sono un’analista politica e neppure un’inviata di guerra ma la storia della mia famiglia, una madre cacciata dalle scuole perché ebrea e costretta a nascondersi e a fuggire e un nonno, suo padre, antifascista e anarchico, tra la prigione e confino politico, mi ha insegnato a riconoscere il pericolo.

È stato così anche l’11 settembre, vedendo in tv il primo aereo schiantarsi contro una delle torri gemelle del Word Trade Center di New York non avevo avuto dubbi: non era un incidente, ma un attacco terrorista di cui avevo subito intuito la matrice.

Il 7 ottobre l’ho trascorso incollata ai notiziari e ai siti dei giornali israeliani mentre cercavo di rintracciare al telefono amici e parenti israeliani per sapere se erano vivi. Un treno mi aspettava in serata per raggiungere Reggio Emilia dove la mattina seguente nel foyer di un teatro avrei dovuto presentare il mio ultimo romanzo “Vieni tu giorno nella notte”, la storia di una madre che perde un figlio a Tel Aviv nel 2009 ucciso in un attentato di Hamas e che contiene i luoghi e le parole di questi giorni bui. In albergo non ho chiuso occhio e ho passato la notte inseguendo le notizie. Di ora in ora il numero dei morti cresceva e si moltiplicavano le comunicazioni di orribili efferatezze su donne, uomini e bambini indifesi. Intanto, i primi filmati del massacro, apparsi in Rete e registrati dalle go pro dei tagliagole di Hamas, non lasciavano dubbi sulla strage perpetrata. La morte vista attraverso lo sguardo dell’assassino e il suo marchio d’infamità. 

Entrando poi nel foyer del teatro, in un silenzio pieno di domande, prima di iniziare ho voluto stringere la mano a ciascuno dei più di cento presenti e con il cuore di piombo ho esordito così: «Il mio romanzo racconta la storia di una madre che perde un figlio. Quante lo hanno perso ieri e oggi e quante lo perderanno nei giorni a venire?». Così è stato e così è ancora. Maledetto quel giorno.


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