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SETTEOTTOBRE: L’ESPRIT DU TEMPS – Roger Abravanel

SETTEOTTOBRE
L’ESPRIT DU TEMPS

Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.


Roger Abravanel

Indignazione. Sorpresa. angoscia. Sono I sentimenti comuni a tutti gli ebrei del mondo dopo il 7 ottobre, ma ognuno li vive in modo diverso in funzione del suo vissuto personale.

Lo stesso vale per me. Sono uno di quel milione di ebrei protagonisti dell’esodo silente dai paesi arabi (dove è avvenuta la vera “pulizia etnica”?) ma, diversamente dalla maggioranza di loro che emigrò in Israele, io sono venuto in Italia dove ho vissuto buona parte della mia vita (quando non ero in giro per il mondo o in Israele). E mi sono sempre sentito profondamente italiano. Grato per l’accoglienza, ho “ripagato” facendo il servizio militare che avrei potuto evitare in quanto profugo, ho pagato molte tasse, ho cercato di passare i miei valori a migliaia di giovani italiani con i miei saggi e articoli e consigliando pro-bono ministri di diversi governi italiani. Per tutto ciò quando, in questi mesi, ho visto e sentito attivisti arabi esprimere lo stesso odio nei confronti degli ebrei (“morte agli ebrei”, non “tregua a fronte di rilascio per gli ostaggi”) che avevano urlato per le strade di Tripoli tanti anni fa, mi sono indignato. Come è possibile che io debba continuare a essere vittima dell’antisemitismo arabo anche in Italia e come può lo Stato permetterlo? E come è possibile che molti amici italiani di livello culturale elevato accettino passivamente e stupidamente le continue falsità che da 10 mesi arrivano da Gaza? Mi sono sentito solo e abbandonato dallo stato e dalla società in cui vivo. 

Ma non mi sono lasciato andare all’angoscia, partecipando solo a chat e convegni. Ho deciso di lottare attivamente, forte di un nuovo network di amici e “fratelli del 7 ottobre” e del mio network d’élite israeliano che ho sviluppato in 25 anni in Israele, fortunato e affascinato partecipante di un ecosistema economico e sociale unico al mondo.

Non pretendo quindi di vivere il trauma del 7 ottobre più intensamente dei miei correligionari italiani. Ma la mia storia personale me lo fa vivere con una prospettiva che per la sua stessa natura rende le mie notti insonni mentre cerco di sorridere al mio bambino che a settembre deve fare il suo bar mitzvah, augurandogli  che il suo futuro di ebreo italiano possa essere felice come quello di suo padre.


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