SETTEOTTOBRE
L’ESPRIT DU TEMPS
Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.
Massimo De Angelis
L’anno scorso, 24 ore dopo il 7 ottobre, stavo scrivendo un articolo (mai pubblicato) per un giornale. Sull’identità ebraica come identità di un popolo. Mentre ci lavoravo trovai anche il modo di discutere in modo acceso con un mio amico ebreo riformato. Nei giorni seguenti, mentre riflettevo di continuo con alcuni degli amici più stretti su che cosa potessimo fare, pian piano cominciò ad accadere qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Già prima della risposta di Israele all’attacco di Hamas manifestazioni sempre più folte cominciarono a scorrere sulle vie di città europee e negli schermi televisivi. Non a favore, però, degli ebrei colpiti dal più grande atto terroristico del dopoguerra, ma di chi tale atto aveva compiuto o spalleggiato. È stato uno choc che compresi essere rivelativo di molte cose che dovevano essere portate alla luce. E mi diedi tale compito. Mettemmo perciò in piedi, insieme ai miei amici un bel seminario che si è tenuto a febbraio su “Ebraismo, sionismo, Occidente”. Sala piena, confronto appassionato. Almeno il timore di alcuni di esprimersi liberamente era stato vinto.
La mia vita quest’anno è cambiata? Sì. Nel senso che è quasi un anno che mi sto occupando, con gli strumenti di cui dispongo – testa, cuore, computer, relazioni – quasi esclusivamente di quanto accaduto. Sì. Anche in un altro senso. Vedo sempre più chiaramente che l’antisemitismo, un tempo di destra oggi di sinistra, è in Europa sempre vivo. Un tempo volle annientare un popolo, oggi contesta il diritto all’esistenza dello Stato che quel popolo si è costruito. Lo ha fatto sulla terra dei suoi avi, lo ha fatto entro i confini (dal Giordano al mare) previsti dalla conferenza di Sanremo (l’analogo per il Medio Oriente di Versailles). I confini allora previsti per Giordania, Iraq, Turchia non sono stati mai contestati (e pazienza per i diritti del popolo curdo), ma quelli previsti per Israele sì. Sempre. Insomma Israele è l’unico Stato per cui non vale quello che vale per ogni altro Stato, dalla Francia alla Turchia. La stabilità dei confini internazionalmente sanciti. Questo è davvero il passato che non passa. Ed è anche la conferma che l’Europa è ormai distaccata dalle sue origini ebraico-cristiane. E sono convinto che, se non le ritrova, essa è perduta. Il mio impegno oggi è dunque cercare di gettare un po’ di luce su questo incubo. Ebreo ed europeo.
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