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SETTEOTTOBRE: L’ESPRIT DU TEMPS – Noam Shachar

SETTEOTTOBRE
L’ESPRIT DU TEMPS

Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.


Noam Shachar

Essere o non essere.

Nella vita umana ci sono momenti che costituiscono un cambio drastico, frequentemente sono momenti drammatici che coinvolgono la sfera personale, tragedie, incidenti, momenti traumatici o di grande successo o fortuna.

Ci sono momenti forti di impatto a livello più vasto, nazionale o mondiale che cambiano la vita collettiva, per esempio l’11/09 che ha influenzato in qualche modo la vita di tutti.

Dopo il 07/10/2023 la mia vita ha continuato come prima, stesso lavoro, stessa casa, stessi desideri e paure, che si modificano con il passare del tempo in modo fisiologico, normale.

Però alla domanda in che modo questo giorno ha cambiato la tua vita, la risposta istantanea era: in tutto. Il mondo dopo il sette ottobre è un altro mondo con paure diverse, speranze diverse, sicurezze diverse, certezze diverse.

Allora mi sono posto la domanda del perché sento tutto cambiato anche se non lo è in apparenza, mi sono dato qualche risposta, probabilmente parziale, ma comunque rilevante per la mia vita.

Un bambino nato alla fine degli anni Cinquanta in Israele viveva in un paese pieno di luce e sole ma sempre sotto una grande nuvola, quella dell’olocausto, si sentiva ovunque, si conoscevano le storie, i superstiti, gli sguardi oscuri di chi non può raccontare l’indicibile, si sentiva l’esistenza di cose malefiche e si vivevano le grandi domande del: Perché? Può tornare? Cosa devo fare per evitare che torni per il mondo e per me?

Lo stesso bambino a metà degli anni Sessanta guardandosi allo specchio, parlando con se stesso diceva: Sappi che milioni di persone vogliono la tua morte, non ti conoscono, non sanno chi sei, ma ti vogliono morto lo stesso e faranno anche degli sforzi per promuovere questa fine, e tu bambino dovrai vivere con questa consapevolezza, fatti coraggio, questo è il mondo.

Alle fine degli anni Ottanta il bambino, ormai cresciuto, cercando di affittare un alloggio in Italia con la sua famiglia, si trovava a cercare di capire, con grande imbarazzo, se quella casa avesse un rifugio nascosto nel caso arrivassero i nazisti per cercare lui e la sua famiglia.

Quelle paure sono uscite fuori scena, per anni non sono più apparse, quegli incubi di un essere umano diventato preda sembravano acqua passata. 

Dopo il sette ottobre è rispuntata quella paura, non della morte, non solo della perdita, ma della “Bestia”, quella paura di vedere persone in apparenza normali inferocite con un odio viscerale, persone che vogliono la tua morte, senza conoscerti, per una sentimento più forte di loro.

Gente che parla di volere eliminare sofferenza ma trasmette odio distruttivo e irrazionale.

Mi viene detto che almeno nel mondo occidentale non sono tanti, sono una parte estrema della società, ma le piaghe più grandi iniziano così.

In aggiunta a questo si sono aggregate tante altre paure, che trovano terreno fertile in quella paura basilare nata dal sapere che gli esseri umani possono facilmente diventare portatori ed esecutori di malvagità, e per qualche motivo poco chiaro, tutto questo spesso, si riversa contro i membri del popolo ebraico.

Troppe spesso si collocano certe influenze in una mappa politica: il fascismo e il razzismo sono di destra, l’appiattimento di sinistra, ma la triste realtà è che l’odio che consuma l’animo umano non ha preferenze, destra o sinistra non c’entrano con il bene o il male, valori che vanno aldilà della vita o la morte, che permettono o meno di essere degni esseri umani.

Il sette ottobre è stato un terremoto, ha strappato e lacerato tutte le sicurezze di un popolo e ha lasciato la sensazione di non avere terra ferma sotto i piedi, ma quello che è successo in seguito, in tutto il mondo, ha fatto capire che, quando il muro crolla, il peggio può entrare e consumare e attaccare. 

Troppe volte, parlando con amici e conoscenti fuori d’Israele ho capito quanto è difficile spiegare il concetto della negazione del proprio diritto di esistere. La gente capisce il concetto del nemico, dichiarato o no, anche se mortale, con la speranza di pacificazione, molto più difficile capire il concetto di negazione del diritto di esistenza a priori, che dice non importa chi sei, cosa pensi e perché, tu non dovevi e non devi esistere.

Voglio esistere, voglio che i miei cari esisteranno, non voglio giustificare o causare la morte di nessun essere innocente né infliggere dolore a nessuno, ma non posso accettare che mi venga tolto il diritto di esistere senza combattere.


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