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SETTEOTTOBRE: L’ESPRIT DU TEMPS – Fabrizio Cicchitto

SETTEOTTOBRE
L’ESPRIT DU TEMPS

Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.


Fabrizio Cicchitto

Il 7 ottobre è stato un atto sconvolgente perché si è trattato non di un attacco di guerriglieri all’esercito israeliano ma di una strage fatta dai terroristi contro la popolazione civile dei Kibbutz, contro i ragazzi di un rave, contro l’area del popolo israeliana più pacifista e aperta nei confronti dei palestinesi.

Molteplici i risvolti dell’operazione: un chiaro carattere antisemita e razzista, ispirato dall’obiettivo della distruzione di Israele. Il secondo aspetto significativo è costituito dalla voluta esibizione degli stupri delle donne israeliane su cui abbiamo registrato il rivoltante silenzio delle femministe in Italia e nel mondo occidentale. Il terzo elemento è stato costituito dal rapimento di almeno duecento cittadini israeliani. A parte tutto il resto, con un quadro di questo tipo è evidente che la pace nella regione può essere riconquistata solo se sul piano militare Hamas viene ridotta ai minimi termini ma paradossalmente lo stesso obiettivo vale per dare una possibilità di realizzazione al progetto due popoli due Stati.

Di fronte a tutto ciò, a mio avviso, Netanyahu va contestato per quello che ha fatto, anzi non ha fatto, prima del 7 ottobre. Non per quello che è stato costretto a fare dopo. Prima del 7 ottobre Netanyahu ha creduto all’operazione di “dissimulazione” messa in atto da Hamas per cui ha sguarnito di truppe il confine di Gaza spostando l’esercito in Cisgiordania a sostegno di coloni, una parte dei quali sono pericolosi avventuristi.

Dopo il 7 ottobre Netanyahu e con lui Israele nel suo complesso ha dovuto riconquistare armi alla mano la deterrenza perduta e quindi fare la guerra contro i terroristi di Hamas che a loro volta si servono di due coperture, i rapiti e i due milioni di palestinesi con l’utilizzazione degli ospedali, delle abitazioni civili e delle stesse moschee.

Rispetto alle trattative in corso, francamente mi sembra razionale che l’esercito israeliano mantenga una presenza al confine con l’Egitto per evitare che riprenda il rifornimento di armi alla guerriglia. Va anche detto che è evidente da parte di Hamas un cinico uso politico dei rapiti funzionale a provocare profonde rotture all’interno del popolo israeliano.

In un quadro di questo tipo non possiamo neanche dimenticare che questo attacco a Israele è uno degli elementi di un più generale attacco all’Occidente di cui l’aggressione Russia all’Ucraina rappresenta un altro elemento fondamentale. Di conseguenza è auspicabile che la risposta a questo attacco a tre punte (Russia, Iran sul piano militare e Cina sul piano politico-economico) abbia una risposta unitaria da parte degli Stati Uniti e dell’Unione europea. Allo stato questa unità purtroppo non c’è e se ne stanno pagando le conseguenze sia in Ucraina che in Israele.

Per quello che ci riguarda riteniamo che le stesse, normali e fisiologiche divisioni politiche tra centrodestra e centrosinistra in Italia siano superate rispetto a questo nodo fondamentale.


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