SETTEOTTOBRE
L’ESPRIT DU TEMPS
Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.
Maurizio Caprara
L’offensiva terroristica partita il 7 ottobre da Gaza deriva da una nuova convergenza tra integralismi islamici sunniti e sciiti che ha fatto avanzare l’influenza dell’Iran verso il Mediterraneo. A cambiare sono state abitudini di abitanti della regione. Tutti gli israeliani hanno visto diventare possibile sul suolo dello Stato ebraico qualcosa di simile ai pogrom che in Europa precedettero la Shoah. Tutti i palestinesi di Gaza hanno subito effetti della reazione militare innescata con premeditazione dalle incursioni di Hamas e Jihad in Israele. Dalle nostre parti, a distanza, malgrado una prima ondata di indignazione il travestimento di efferate eliminazioni nei kibbutz e nei moshav come lotta di liberazione è riuscito a iniettare rinforzi all’antisemitismo. Un veleno che nel colpire crudelmente gli ebrei tende anche ad accentuare divisioni nelle società occidentali. Trascorso quasi un anno, la consapevolezza di tutto questo resta limitata. Tenuta bassa, in Italia e altrove, da un’illusione ottica.
L’insieme di stragi del 7 ottobre 2023 ha avuto sulle nostre società ripercussioni diverse rispetto a un’altra aggressione al mondo libero spartiacque tra fasi storiche, quella dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti. Entrambi i casi rientrano tra gli attacchi terroristici più pesanti nella storia dell’umanità. Il primo in testa alla graduatoria per morti, circa 3.000. Il secondo poco più in basso, circa 1.200. Nel dirottare aerei di linea contro le Torri Gemelle e il Pentagono, al-Qaeda voleva terrorizzare l’intero Occidente e i suoi alleati. Nella caccia all’uomo fuori dalla Striscia di Gaza, i sunniti di Hamas armati dall’Iran sciita hanno voluto assalire gli ebrei di Israele e della diaspora. È perché erano considerate parti di Israele che la ferocia ha spezzato anche vite di beduini arabi.
Nel 2001, in Occidente quasi tutti i genitori furono posti davanti alla necessità di spiegare ai propri figli perché nel nostro mondo si era diffusa paura, come mai aerei con turisti erano diventati missili micidiali. L’illusione ottica che oggi altera la percezione diffusa su quanto accade consiste nel non riconoscere che chi il 7 ottobre ha massacrato “gli ebrei” ha colpito in Medio Oriente le nostre sorelle e i nostri fratelli. Ha sparato sulle loro capacità di ricavare frutti da terre aride, sul loro suonare e ballare, sul loro ritenere diritto di ciascuna donna e non di un’autorità arcigna a lei esterna scegliere se i capelli vanno tenuti scoperti o ne va coperta una parte. Se si allargasse il raggio visuale si percepirebbe che il buio degli orizzonti di Hamas e Jihad ambisce a oscurare in futuro le esistenze di tutti noi, e lo fa mentre per la Russia, interessata a frammentare e disorientare il mondo libero in modo da compensare le proprie debolezze, ogni divisione delle nostre società è una linea di potenziale frattura da dilatare.
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