SETTEOTTOBRE
L’ESPRIT DU TEMPS
Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.
Paolo Liguori
Un anno di grande infinito dolore e di preoccupazione. Il mondo è rimasto attonito, ma ha anche concesso via libera ai freni inibitori che, in varie e diverse forme, celavano una dose insopportabile di antisemitismo. Perfino nelle prime reazioni, più che dell’azione terroristica di Hamas, si è parlato degli errori di Israele, dei suoi servizi di sicurezza. Chissà si è detto, magari fa comodo al governo. E intanto gli ostaggi venivano sistematicamente torturati e violentati, in una indifferenza agghiacciante. Le donne e gli uomini prigionieri sono una nuova Shoah sotto gli occhi del mondo e a Israele veniva chiesta continuamente moderazione senza condizioni. Ma quando prima è stata chiesta la tregua, la cessazione delle ostilità agli aggrediti? In Ucraina, per esempio non è così.
Ma un anno è passato in ogni caso e oggi dobbiamo convenire che Israele sta ritrovando se stesso, sta ritrovando la sua unità e le sua forza. Avrebbe tutti i diritti alla solidarietà e all’aiuto del mondo libero contro le aggressioni terroristiche – a Hamas si è aggiunto in pompa magna Hezbollah, un partito creato e sostenuto dall’Iran unicamente per realizzare la distruzione dello Stato ebraico – ma ha capito che deve fare da solo, come sempre, contando sulle proprie forze. Perfino le famiglie degli ostaggi, che hanno sacrosante e condivisibili ragioni, hanno cominciato a ragionare sulla ferocia terroristica e, contemporaneamente sul numero di vittime innocenti che, indossando la divisa dell’IDF, sono morte per difendere il Paese e dare la caccia ai terroristi. Di recente uno di loro, Daniel Toaff, nipote del rabbino Toaff, è comparso sulle cronache in Italia. Può tranquillamente essere considerato un simbolo delle vittime collaterali, le altre, tutte, vanno iscritte alla ferocia del piano terroristico iniziato il 7 ottobre 2023. Quel giorno furono coinvolti innumerevoli “cittadini” di Gaza accomunati da un evidentissimo odio contro gli ebrei, molti sono stati costretti a diventare per conto di Hamas scudi umani e anche carcerieri e torturatori degli ostaggi. Nessuno ha fatto questo bilancio della disumanità dei terroristi gestiti da Teheran e abbiamo letto, un giorno dopo l’altro, falsi bollettini di morte stilati dai carnefici o – in più di un caso – da loro fiancheggiatori istituzionali con la vergognosa copertura dell’Onu. Per Hezbollah valgono riflessioni analoghe, con l’aggravante di una dipendenza diretta anche di matrice religiosa dall’Iran. Ora, a un anno di distanza, si volta pagina: Israele torna se stesso, deve esistere, non può arrendersi, deve vincere assieme ai suoi veri amici, per il bene di tutti.
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