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SETTEOTTOBRE: L’ESPRIT DU TEMPS – Rick Du Fer

SETTEOTTOBRE
L’ESPRIT DU TEMPS

Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.


Rick Du Fer

L’unico ebreo buono è l’ebreo che non si difende.
Questo è l’aberrante pensiero che ho visto circolare per la maggiore dopo l’attacco che Hamas ha sferrato contro Israele ormai un anno fa. Non c’è strada possibile se non porgere l’altra guancia, perdonare, sedersi al tavolo delle trattative, ricordarsi che la violenza non è una buona risposta alla violenza, eccetera, eccetera. Devi comprendere i carnefici, comprenderli e amarli, mio caro israeliano, non pensare neanche per secondo di difenderti usando le armi, hai capito? Loro hanno stuprato? E tu devi cercare la pace. Loro hanno decapitato? E tu devi perdonarli. Loro hanno incendiato, distrutto, massacrato? E tu devi dimostrarti superiore.
Questo è stato evidente in occasione dell’operazione di intelligence perpetrata da Israele contro i miliziani di Hezbollah nel mese di settembre: centinaia di dispositivi elettronici come cercapersone e radiotrasmittenti sono esplosi, uccidendo molti terroristi affiliati all’organizzazione infame. Un’operazione chirurgica che è riuscita a colpire target precisissimi nonostante fossero molto numerosi e presenti in zone civili. In quel momento, coloro che nei mesi scorsi criticavano Israele per la scelta di compiere bombardamenti a tappeto su Gaza, dicendo che i suoi mezzi gli permettevano tranquillamente di compiere operazioni molto più mirate e che una tale devastazione era inaccettabile, hanno iniziato a criticare Israele per la violazione della sovranità libanese. Io ero sinceramente allibito: Israele non può bombardare a tappeto le zone territoriali in cui migliaia di terroristi di Hamas si nascondono, mescolandosi con i civili e celando armi in ospedali e scuole; ma non può nemmeno prendere di mira, con precisione invidiabile, i terroristi stessi che quotidianamente lanciano razzi verso Israele e i suoi abitanti. Alla domanda: “Ma quindi, se Israele non può fare né questo né quello, cosa dovrebbe fare?” la risposta che ho ricevuto è: “Dovrebbe cessare il fuoco e tornare al tavolo dei negoziati.”
Quindi, l’ebreo non può difendersi. Deve negoziare con coloro che quotidianamente lanciano razzi sui suoi civili (razzi che solo grazie al sistema difensivo costosissimo Iron Dome non compiono costanti massacri). Deve negoziare con coloro che hanno ucciso a sangue freddo 1.400 civili, tra donne e bambini, in modi atroci e imperdonabili. Deve negoziare con coloro che hanno rapito centinaia di persone e le hanno uccise poco prima che l’IDF arrivasse a liberarle. Deve negoziare con coloro che hanno dichiarato nei propri intenti esistenziali la cancellazione di Israele e l’uccisione di tutti gli ebrei. Devono negoziare con chi non ha mai mostrato alcuna intenzione di dialogare, capire, accordarsi. Devono negoziare con coloro che fanno e faranno di tutto per cancellarli dalla faccia della terra.
Non possono difendersi. Né con bombardamenti, né con operazioni speciali. Non devono difendersi, anche se uccidono terroristi che li vogliono annichilire.
L’unico ebreo buono è l’ebreo che non può difendersi.
Quindi, l’unico ebreo buono è l’ebreo morto.
Ma, una volta morto, potremo organizzare 1.400 Giornate della Memoria, per lavarci la coscienza.


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