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IL MACABRO CREDITO DI HAMAS

IL MACABRO CREDITO DI HAMAS

Nicoletta Tiliacos

È un terribile esercizio, quello della valutazione del numero dei morti civili in una guerra, perché l’istinto di umanità ci dice che anche solo uno è uno di troppo. Ma è un esercizio necessario, soprattutto se sulla cifra dei morti si gioca una battaglia fatta di propaganda, di diffusione di odio, di accuse di politica genocida, come quelle scagliate contro Israele. Va quindi considerato con la dovuta attenzione il rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), diffuso l’8 maggio, secondo il quale la stima verosimile dei bambini e delle donne morti nel conflitto in corso a Gaza va dimezzata: non 14.500 ma 7.797 bambini, non 9.500 ma 4.959 donne. Cifre comunque tremende, che però coincidono con quanto il governo israeliano ha sempre detto, e cioè che nel calcolo dei morti il rapporto tra civili e combattenti è di uno a uno, così come purtroppo accade in questo genere di conflitti. Oltre all’Onu, la stragrande maggioranzadegli organi di informazione in tutti questi mesi ha però preso per buone, rilanciandole, le cifre di Hamas e del suo “ministero della salute”, perfette per attizzare l’odio contro Israele e per avallare l’accusa di “genocidio” ai danni dei palestinesi. Attraverso l’Ocha, le Nazioni Unite ora sono costrette a smentire sé stesse, anche se confermano la cifra totale di 35.000 morti (ma bisognerà capire su quale base).

Rimane un mistero doloroso il credito a scatola chiusa riscosso da Hamas come fonte credibile, sia da parte dell’Onu, soprattutto grazie al comprensivo segretario generale Antonio Gutérres, sia da parte del mondo dell’informazione. Paga bene in termini di propaganda, evidentemente, la politica dei civili usati come scudi umani, la politica per cui ogni morto della propria parte è motivo di soddisfazione, perché è un credito da buttare sulla bilancia del giudizio internazionale, la politica dell’esclusione dai rifugi sotterranei dei civili, perché i tunnel servono solo ai combattenti. Del resto, Ismail Haniyeh, uno dei capi supremi di Hamas, lo avevadichiarato subito dopo il 7 ottobre: “Abbiamo bisogno del sangue delle donne, dei bambini e degli anziani per risvegliare dentro di noi lo spirito rivoluzionario”.