“IN GUERRA LA VERITÀ È LA PRIMA A MORIRE”
Luisa Ciuni
<In guerra la verità è la prima a morire>, scriveva Eschilo. E questo non è mai stato così vero come a Gaza dove il conto dei morti, sbandierato da Hamas e costantemente ripreso in modo acritico dai principali media occidentali, cambia di giorno in giorno, da fonte a fonte. E sbugiarda sempre i terroristi, anche se sono in molti a non voler tenere conto delle nuove verità.
Hamas dichiara di avere 50.000 perdite? E così sia, chiunque lo riporti, con la stessa forza di una fede, di una preghiera. Di una bugia.
Però un recente studio dell’associazione non profit Honest Reporting pubblicato da The Telegraph e poi dal Jerusalem Post rivela che a un esame attento, nelle nuove tabelle delle vittime di Gaza fornite da Hamas nel marzo 2025 mancano ben 3.400 nomi rispetto al computo dell’anno prima. Fantasmi? No, gente mai esistita. Per spiegare meglio, quei nomi erano probabilmente falsi. Inventati così come l’elenco dei 1.080 bambini e delle donne e uomini che veniva riportato.
Perché una simile azione? Secondo gli estensori della ricerca, perché Hamas, resosi conto che qualcuno avrebbe cercato di andare a fondo sul materiale fornito, ha preferito ripulire le liste prima di essere sbugiardata pubblicamente.
Già a dicembre, un analogo report della Henry Jackson society aveva rilevato serie incongruenze nella conta delle vittime sottolineando come per il sedicente Ministero della Sanità di Gaza (la struttura che emana i bollettini delle vittime) fosse impossibile avere dei numeri anche solo plausibili, data l’inesistenza di sistemi di comunicazione wi-fi fra gli ospedali e nell’intero paese. Gli elenchi – si leggeva nel documento – venivano compilati sommando moduli inviati online e non c’era modo di controllare nulla di quanto affermato nelle schede o di farne un conto esatto.
La stessa Onu aveva dovuto ammettere che le liste emanate non erano controllabili e non andavano citate come affidabili.
Ora Honest Reporting, nella persona di Salo Aizemberg, dichiara che il 72% dei decessi, prima attribuito a donne e bambini, riguarda invece maschi fra i 13 e i 55 anni, quindi, nella maggior parte probabili combattenti di Hamas, che non ha scrupoli ad armare anche giovani adolescenti.
Con i nuovi dati, la narrazione di un attacco israeliano solo e solamente subito da Hamas, in una quasi totale mancanza di risposta al fuoco cade, delineando una guerra di tipo convenzionale dove entrambe le parti rispondono al fuoco così come diventa fasullo il resoconto riportato in questo anno e mezzo dai media. Uno story-telling preso per buono da giornali, tv, radio e quant’altro in tutto il mondo secondo cui l’IDF attaccava solo e solamente donne e bambini indifesi nella mancanza o quasi di reazione da parte dei gazawi inermi e massacrati a freddo.
Nell’atmosfera di antisemitismo instauratasi (anche se si dovrebbe scrivere rivelatosi) dopo la strage del 7 ottobre e la reazione israeliana, questa narrazione falsa e distorta ha contribuito non poco ad attizzare odio e proteste contro Israele e gli ebrei residenti in Europa o in Usa né – è doveroso scriverlo – si vede un interesse di sorta per le notizie di contro informazione che arrivano da società come Honest Reporting.
Forse, in parte, contribuirà a chiarire chi è e cosa ha fatto Hamas nei suoi anni di governo della Striscia il clima di rivolta che si sta instaurando contro i suoi terroristi in un botta e risposta feroce fra manifestazioni, omicidi a freddo dei partecipanti e ribellione di cittadini affamati e stremati.
Naturalmente nessuno vuole sostenere che la guerra non abbia fatto vittime civili e che queste siano un numero grande e da compiangere doverosamente. Si cerca solo di dire che la vicenda è molto più complicata di come la si è descritta finora in maniera manichea. E che, se c’è un gruppo di resistenti a Gaza, questo è quello formato dai cittadini che stanno trovando la forza di opporsi dalla dittatura di Hamas, al suo uso di scudi umani, alle sue torture degne di via Tasso. Perché fra la Resistenza e Hamas non c’è proprio niente in comune.