INTERVISTE MILITANTI #2
Stefano Parisi
Due giorni, due interviste. Anche L’Osservatore Romano insieme a La Repubblica, hanno ottenuto, in esclusiva, un’intervista con primo Ministro dell’ANP, Mohammad Mustafa. Due pubblici diversi da manipolare, due linguaggi calibrati. E il messaggio è lo stesso: Israele è il problema, la Palestina è pronta alla pace, e Hamas può essere integrato.
L’Osservatore Romano chiama Mustafa, “primo ministro dello Stato della Palestina”, che è uno Stato che non esiste, mentre non nomina mai Israele ma parla di Terra Santa. Roberto Cetera, che lo intervista, non fa le domande necessarie a verificare se esiste la possibilità di un processo di stabilizzazione dell’area. Non chiedea Mustafa come intende disarmare Hamas, non chiede come pensa di creare un clima a favore della convivenza pacifica con Israelequando nelle scuole in Cisgiordania gestite dall’ANP, si insegna ai bambini che Israele è un sopruso e che deve essere cancellata, e che gli ebrei vanno uccisi, non chiede cosa ANP intende fare per il rilascio degli ostaggi, non chiede cosa ne pensa dell’orrendo massacro del 7 ottobre, non chiede a Mustafa per quale motivo in Israele c’è piena libertà religiosa per più di 2 milioni di musulmani, cristiani e drusi, ma in Cisgiordania no, non chiede conto di più di 80 anni di odio palestinese verso gli israeliani.
La pace viene evocata con un linguaggio retorico totalmente irrealistico. Israele è presentato come forza di occupazione, repressione religiosa e impedimento alla coesistenza.
La cosa più grave è che l’Osservatore Romano consente a Mustafa di strumentalizzare Papa Francesco, assecondando una lettura, purtroppo realistica, delle sue prese di posizione totalmente squilibrate a favore dei palestinesi.
Il quotidiano del Vaticano consente alla propaganda palestinese di manipolare il lettore cattolico. Tutto questo allontana la pace e alimenta il pregiudizio verso Israele già così diffuso tra i cattolici.
Questo non è pluralismo informativo. È militanza politica. Un doppio discorso calibrato per target diversi, ma costruito sempre sugli stessi vuoti: omissione, vittimismo, dissimulazione. Chi pubblica senza chiedere conto di ciò che manca, non fa giornalismo. Fa da cassa di risonanza.