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LA PACEM IN TERRIS DI BERGOGLIO

LA PACEM IN TERRIS DI BERGOGLIO

Daniele Scalise

A Jorge Mario Bergoglio proprio non vanno giù. Sostiene che “gli attacchi, anche mirati non possono essere la soluzione” e che è certo che “non aiutano a percorrere il cammino della giustizia e della pace”. Anzi, “generano ancora più odio e vendetta”. 

Dopo il pogrom del 7 ottobre, gli stupri di massa, le decapitazioni e gli squartamenti orgogliosamente certificati dalle bodycam dei carnefici, dopo il dichiarato impegno a sterminare ogni ebreo che cammini sulla faccia della terra e a dominare ogni infedele per sottometterlo alla legge islamica, dopo l’impegno degli ayatollah di radere al suolo Israele, dopo le manifestazioni pro-terroristi di tanti figli imbecilli di questo Occidente ancora più imbecille, è difficile concepire una misura maggiore di odio e vendetta. Però se lo dice lui, che di odio e vendetta se ne intende visto che la storia millenaria della Chiesa ne è ricolma, ci penseremo. Ma non ora. 

Quindi, niente ‘omicidi mirati’. Ora la domanda è: in che modo gli israeliani possono difendersi legittimamente senza incorrere nella disapprovazione vaticana? È accettabile per l’inquilino di Santa Marta che l’IDF voglia stanare il nemico mortale laddove si rifugia? Ovverossia nelle scuole, negli ospedali, nelle moschee, nei tunnel? Si direbbe che anche questo per il pontefice non vada bene. Nel novembre scorso, il quotidiano comunista ‘il manifesto’ dava conto con malcelato compiacimento che Francesco, dopo aver ricevuto dodici familiari degli ostaggi e subito dopo una decina di palestinesi perché così uno-a-uno-palla-al-centro, aveva dichiarato che “questo non è guerreggiare, questo è terrorismo”. Nel dirlo l’argentino si è ben guardato da nominare Hamas o Hezbollah che pure non sono i ragazzi della via Pál. In conclusione, ha sgranato un rosario irenico in salsa sudamericana, roba che pare susciti sempre tanta simpatia. A guidare il coro c’è poi il cardinal Pierbattista Pizzaballa che con postura mite ma risoluta porta la corona di patriarca latino di Gerusalemme. Nel maggio scorso il Pizzaballa si era recato a Gaza per “portare un messaggio di speranza e solidarietà” alla “popolazione sofferente” ma anche lì nemmeno un accenno allo stupro di massa, agli ostaggi, al piccolo Ariel Bibas e al fratellino Kfir al cui solo pensiero brucia l’anima. Domanda: ma non è che a questi proprio non piacciono gli ebrei? Come spiegarsi altrimenti tanta incomprensibile, ineffabile e odiosa “bontà”? Come interpretare la dolente indulgenza mista a sfacciata santimonia? Per quel che mi riguarda, se la possono pure tenere. Basta però che poi, magari fra qualche anno, non riciclino la favola di un papa che non sapeva nulla. Mentre invece, come quell’altro che l’ha preceduto ottant’anni fa, sapeva tutto. Perché, piaccia o meno, tutti sappiamo tutto.