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L’ALBERO È FORSE COME UN UOMO CHE PUÒ DIFENDERSI?

L’ALBERO È FORSE COME UN UOMO CHE PUÒ DIFENDERSI?

Mino Bahbout

“Quando assedi per lungo tempo una città, combattendo contro di essa per conquistarla, non distruggere i suoi alberi abbattendo la scura su di essi. Da essi mangerai i frutti. Non tagliarli, perché l’albero del campo è forse un uomo che venga a mettere un assedio contro di te?” (Deuteronomio 20:19-20).

Da Hamas e da tanti paesi arabi (non dai governi) sono arrivati messaggi di incitamento ai palestinesi affinché incendino i boschi e le case in Israele. Le cause degli incendi non sono state ancora del tutto accertate, ma i messaggi dal mondo arabo sono stati in quella direzione.

Chi distrugge gli alberi indifesi è un criminale e non merita rispetto. Chi distrugge la natura deve essere allontanato dalla società umana. Chi ha massacrato bambini donne e uomini indifesi ha mostrato il suo vero volto! Quando tutta l’umanità cerca di reagire ai disastri ambientali, gli arabi di Palestina non sono pronti a restituire le persone rapite ma le tengono in ostaggio. Tutto il mondo circostante trae beneficio dalla presenza dagli alberi: ma i palestinesi hanno deciso di privilegiare la morte alla vita: sono pronti a far morire e soffrire migliaia di persone pur di non liberare i rapiti. Nel decalogo troviamo scritto “NON RAPIRE” che il più delle volte tutti traducono con non rubare: è evidente che il furto non può essere paragonato all’assassinio o all’adulterio: per questo la proibizione del furto viene proibita in altro testo (Levitico 19).

Il Pentateuco in vari punti condanna l’uso della guerra e sottolinea il valore più alto che ha la pace, anche se è sempre permesso il diritto alla difesa. Nello stesso tempo gli alberi che erano la fonte di legno per le fortificazioni potevano essere tagliati, ma non quelli che danno frutti che sono anche fonte di cibo, una risorsa produttiva. Non fare “terra bruciata” nel corso della guerra perché non giova a nessuno.

I Maestri vedono in questa norma qualcosa di più di un particolare sulle leggi che devono comunque regolare la guerra e la vita di tutti i giorni e assumono questo comandamento come una specie di norma più generale: il divieto di distruggere inutilmente degli oggetti. “Questo vale non solo per gli alberi, ma trasgredisce la norma anche chi rompe vasi o strappa vestiti, distrugge un edificio, blocca una sorgente d’acqua o spreca cibo in modo distruttivo” (Maimonide, Leggi sullo Stato 6:10).

Questa è la base di quella che potremmo definire la responsabilità ecologica, che va inserita nel più ampio contesto delle leggi e dell’insegnamento della Bibbia. I principi su cui si basa la Bibbia sono due: la terra di Israele è stata destinata al popolo ebraico, ma nei periodi in cui non hanno rispettato la natura (gli anni sabati) la terra si è ripresa ciò che le spettava.

Dio mise il primo uomo nel Giardino “per servire e custodire” (Gen. 2:15). Il primo termine afferma che non solo l’uomo non è il padrone, ma anche il servitore della natura; il secondo indica la responsabilità di chi si impegna a custodire qualcosa che non gli appartiene.

In poche parole: noi siamo custodi e non padroni della Terra, della quale dobbiamo prenderci cura con tutto ciò che essa contiene. Il comportamento dell’uomo ha invece causato la scomparsa di molte specie di animali distrutte in parte dell’uomo che oggi vengono scoperte.

Un’altra serie di norme è diretta contro l’eccessiva interferenza umana nei confronti della natura: incrociare bestiame, piantare un campo con semi misti e indossare un indumento di lana e lino misti sono regole che svolgono la funzione di rispettare l’integrità della natura “Vi chiedo di considerare tutti gli esseri viventi come proprietà del Signore. Non distruggere nessuno e non abusare di nessuno, non sprecare nulla e impiega tutte le cose con saggezza … Considera tutte le e concludiamo con Ecclesiaste creature come servi nella casa della creazione» .(Shimshon Refael Hirsch Commento a Genesi 2:15)

E concludiamo citando il al libro di Ecclesiaste: (7, 28)

“Vedi l’opera di Dio, chi può riparare ciò che è stato contorto? (Ecclesiaste 7:13): Quando il Santo, benedetto sia, creò il primo Adamo, lo prese e lo portò in giro fra tutti gli alberi del Giardino dell’Eden e gli disse: Vedi quanto sono belle e degne di lode le mie opere. Tutto ciò che ho creato l’ho creato per te, ma sta attento a non rovinare e distruggere il mio mondo, perché se lo rovinerai e distruggerai il mio mondo, nessuno potrà ripararlo”.

Gli arabi di Palestina devono sapere che ciò che hanno distrutto non solo non era di loro proprietà, ma era stato frutto del lavorio di molte generazioni di ebrei palestinesi che hanno abitato la Terra d’Israele molto prima che arrivassero i colonizzatori arabi.

Mino Bahbout – Ebreo e palestinese

Figlio di Eliahu, Figlio di Shmuel, Figlio di Shalom abitanti nella città Vecchia di Gerusalemme prima dell’espulsione nel 1948