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L’ORRORE SENZA FINE

L’ORRORE SENZA FINE

Luisa Ciuni

…Così morì Emilia, che aveva tre anni; poiché ai tedeschi appariva palese la necessità storica di mettere a morte i bambini degli ebrei…
Questo racconta Primo Levi in “Se questo è un uomo” e così è successo di nuovo a Gaza nei giorni scorsi. Ariel e Kfir Bibas sono stati rapiti il 7 ottobre con la loro madre Shiri e restituiti nella bara dopo una macabra cerimonia sul palco, con i gazawi a guardare con morboso interesse quello che gli uomini di Hamas spacciano per una vittoria: la possibilità di esporre al pubblico ludibrio quattro feretri (oltre ai Bibas è stata portata anche la salma di Oded Lifshitz, 85 anni prelevato dal kibbutz di Nir Oz) sotto alla torreggiante immagine di un Netanyahu con i denti del conte Dracula.
A rendere ancora più indegna la messinscena, la foto sotto a quella del leader della felice famigliola dei bimbi coi capelli rossi assassinati. E ci sono voluti gli anatomopatologhi israeliani per appurare che nella bara di Shiri c’era un’altra donna (la salma è stata restituita il giorno dopo) e che i bambini sono stati strangolati a freddo e i loro corpi martoriati per farli passare come vittime dei bombardamenti israeliani. Probabilmente erano diventati difficili da gestire e ammazzarli è sembrata la soluzione più semplice.

Sui corpi di Ariel e Kfir Bibas – quattro anni uno e nove mesi l’altro al momento del rapimento – i terroristi hanno realizzato poi un indegno scempio per convincere il mondo che sono morti per colpa di Israele. Per ribadire la tesi – che sicuramente convincerà più d’uno – che la loro fine, quella della madre e di un vecchio pacifista è stata voluta da Bibi. Un bel ribaltone, non c’è che dire.
Già, perché loro – i terroristi – si sono limitati a rapirli. Per farne un’oscena merce di pressione e scambio, possiamo aggiungere non essendo plausibile che volessero – ad esempio – portarli a fare una gita sul mare. Perché di questo si tratta e niente altro: volevano usarli visto che nessuno dei quattro poteva rappresentare una seria minaccia per Hamas: né la madre né i piccoli né un uomo molto anziano.
Propaganda, quindi, e della peggiore, che comunque attecchisce perché Hamas è abile nel proporla e mesi e mesi di comunicati martellanti hanno aperto una breccia nell’opinione comune che non vede più la viltà di sequestrare una donna, due lattanti e un vecchio per usarli con le peggiori intenzioni. Anzi, al di là di una momentanea commozione, è probabile che molti trovino convincente la tesi del gruppo islamico e risibile il numero delle quattro bare riportate in Israele a fronte dell’ammontare dei morti di Gaza.
Ancora non sappiamo cosa ha ucciso Shiri Bibas e Lifschitz e, quando e se le modalità saranno rese note, orrore si sommerà all’orrore.
Di sicuro la loro vita, specie quella dei bambini, è stata in pericolo nel momento stesso in cui sono stati portati via da casa a meno di una fortunata reazione immediata che non c’è stata né poteva esserci per le modalità in cui si è svolto il pogrom. Perché nessuno preleva donne, bambini e anziani senza essere consapevole di mettere la loro vita a serio repentaglio.
E gli uomini di Hamas, che non sono dei dilettanti, avevano ben chiaro che nei tunnel o negli alloggi di fortuna di Gaza i sequestrati rischiavano di non farcela. I bambini poi – lo insegna la cronaca – raramente sopravvivono al sequestro.
Strangolati come un inutile fastidio, i piccoli Bibas sono stati assassinati come Emilia la bambina di cui parla Levi e con la stessa motivazione. Una necessità storica. Sono morti perché ebrei. Pericolosissimi bambini ebrei.