L’ESPRIT DU TEMPS
Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.
Costanza Pera
Il 7 ottobre mi ha investito tramite le immagini che hanno subito invaso e annullato la mia capacità di comprensione. Per giorni le notizie e i filmati rendevano vero l’inconcepibile.
Ero stata a Gerusalemme qualche settimana prima e avevo colto segnali contraddittori. Gli haredim passavano dalla porta di Damasco – dicono che è la strada più breve, mi fu spiegato nervosamente dagli amici israeliani –, un tassista arabo mi aveva piantato in asso con una scusa, un gruppo di donne di Jenin accovacciate dietro la Cupola della roccia mi aveva chiesto di sedermi con loro, alcune parlavano inglese, e avevo colto un misto di lamentela e di malinconia. Ero tornata con un senso di inquietudine.
Ma il 7 ottobre non appartiene a ciò che ritenevo possibile tra noi, nella nostra epoca.
Cercando di capire perché era accaduto quel massacro primitivo e ostentato, perché gli ostaggi, perché gli stupri, perché la gioia e l’orgoglio belluino, non trovavo alcuna spiegazione che potesse essere dettata dalla paura o dall’utilità. I filmati e la loro diffusione mostravano che l’unica motivazione, l’unica categoria utilizzabile per spiegare quell’ignominia era il criterio (bisogna ricorrere a Tucidide per farsi una ragione) dell’onore e del prestigio che quelle azioni riflettevano sui protagonisti. Si è dunque aperto in me un baratro, un profondissimo canyon tra il mio mondo e quel mondo, il mondo di Hamas. In mezzo un’angosciante preoccupazione per i miei amici ebrei, per gli ostaggi e le loro famiglie, per Israele. Mi è poi salito nel cuore un grande senso di pietà per i milioni di palestinesi prigionieri di Hamas e dei mille movimenti terroristi islamisti. Persone spesso senza colpa sadicamente trasformate in scudi di carne umana dalle invasate milizie armate, ignobile ricatto all’Occidente con le regole morali che noi ci siamo dati e che loro deliberatamente calpestano in nome del santo martirio per Allah. Sono rimasta attonita nel capire che non c’è linguaggio per un confronto tra questi mondi, stordita dal vedere attuale e primordiale il Male trasmesso sul web e in televisione.
Invece, per i rapporti tra noi, noi che pensiamo di parlare la stessa lingua e che tuttavia ci troviamo sui due cigli contrapposti del canyon, ho solo la spiegazione di Yascha Mounk che, provo a riassumere, riguarda la sostituzione nelle menti di una parte dell’Occidente della lotta di classe con la lotta per i gruppi svantaggiati. Cieca di troppe cose la prima, cieca anche questa nuova e pericolosa sinistra.
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