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SETTEOTTOBRE: L’ESPRIT DU TEMPS – Federica Iaria

SETTEOTTOBRE
L’ESPRIT DU TEMPS

Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.


Federica Iaria

Il 7 ottobre scorso ero a Londra per lavoro e scorrendo le notizie sul sito del Corriere della Sera ho letto: “ISRAELE SOTTO ATTACCO. Da Gaza migliaia di razzi, incursioni a Sderot. Morti e oltre 100 feriti. Hamas «È il giorno della rivoluzione». Come primo istinto ho telefonato alla mia Israeli Imale, la mia mammina israeliana, Eva, capovolontari quando ebbi la straordinaria possibilità di lavorare nel kibbutz Sarid.

Ciò che mi raccontò era molto peggio di ciò che avevo appena letto. Quella mattina, intorno alle 6.30, i suoi bellissimi nipoti Noa (27) e Gidi (24) avevano telefonato dal Nova Festival dove erano andati a ballare come migliaia di altri giovani civili israeliani, e avevano disperatamente avvisato i loro amati di essere sotto attacco parlando di spari, di razzi, di urla. Poi null’altro. La famiglia aveva cercato di contattarli ma senza successo. 

Sono tornati a casa undici giorni dopo, cenere dentro a dei sacchetti e riconosciuti grazie al DNA. Saranno stati torturati, stuprati, bruciati vivi? Le ceneri non rispondono. L’immaginazione di chi li ama sarà per sempre invece in scacco di questo perverso gioco di distruzione umana e psicologica. Man mano che le ore andavano avanti aumentavano le informazioni. Il dramma di una generazione di ventenni brutalizzata a un festival che inneggiava alla pace, il riproporsi di veri e propri pogrom nei kibbutzim del sud, in particolare Be’eri e Nir Oz. Ma niente lasciava spazio all’orrore brutale di cui si è saputo in seguito. Degli stupri e le mutilazioni genitali, delle persone arse vive, dei bambini a cui sono state tagliate le dita, le donne cui sono stati tagliati i seni, gli uomini enucleati, e altro. E degli ostaggi torturati e abusati per essere usati come merce di scambio, anche da morti.

Da quel momento non mi sono più fermata. Sotto l’egida di Setteottobre, insieme ad altre quattro donne abbiamo organizzato la commemorazione dei sei mesi dal massacro. La prima in piazza perché la necessità di combattere la propaganda era più forte della paura. Mi sono impegnata nel creare documentari che mostrassero la ferocia inammissibile. Ora mi applico a progetti per presentare materiale documentario e organizzare congressi che coinvolgano università e amministrazioni pubbliche italiane e straniere. Faccio quel che posso, dedicando me stessa a combattere l’orrore per amore della verità. In un mondo buio come non mai.

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