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SETTEOTTOBRE: L’ESPRIT DU TEMPS – Francesca Nocerino

SETTEOTTOBRE
L’ESPRIT DU TEMPS

Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.


Francesca Nocerino

Non è possibile! Non è possibile che al Paese con la sicurezza più forte del mondo sia accaduto quel che è accaduto. Fu questa la prima reazione di tanti alle notizie che arrivavano da Israele il 7 ottobre. Quasi un mantra a più voci, che si moltiplicava via via che le notizie si succedevano e le immagini scorrevano tra siti e tv.

Invece era accaduto davvero.

L’orda brutale, targata Hamas, aveva rotto gli argini. Violato il confine tra Gaza e Israele. Si era riversata nel Negev ed era piombata come un maglio di fuoco tra centinaia e centinaia di ragazzi inermi, armati solo di voglia di musica. L’orda aveva continuato il suo percorso di morte lungo la strada dei kibbuz. Aveva investito ogni essere vivente. Uccideva, torturava, violentava, rapiva, distruggeva. Ridendo e brandendo il suo messaggio predatorio, mentre il popolo di Gaza esultava.

Quello non era un attacco terroristico, era una guerra di civiltà.  Rendeva onore al dettato costituzionale vergato da Hamas. Al punto: sterminare gli ebrei.

Sono cresciuta guardando alla parola d’ordine “mai più” come un faro: culturale, sociale, religioso, storico, umano, morale. Fa parte del mio dna, come il gruppo sanguigno. Nel tempo mi ero persino illusa che fosse normale. Mai più. Una svolta della storia, un assunto della evoluzione, una radice dell’occidente.

E dunque mai sarebbe stato nuovamente possibile per l’occidente fiancheggiare una fede genocida.

Travolta dall’orrore di quel 7 ottobre mi ero sentita parte di un mondo che avrebbe risposto con la rivolta a quello sfregio contro un Paese fondato sulle stesse radici dell’Europa. E quella Europa sarebbe, metaforicamente, scesa in piazza contro la strage. Avrebbe difeso lo Stato legittimo, preteso il rilascio degli ostaggi, squadernato le diplomazie, messo all’angolo i terroristi.  Ero certamente parte, pensavo, di una componente femminile e femminista che si sarebbe stretta attorno alle tante donne violentate e torturate.

E parte di una tradizione culturale che su quel “mai più” aveva fondato gran parte della sua storia.

Il risveglio è stato amaro. Le conquiste dell’occidente sembrano archiviate a vantaggio di una primitiva visione messianica che alla democrazia contrappone il dispotismo religioso. Bandiere che promettono morte e violenza sventolano sulle università. L’antisemitismo è tornato a bruciare. La miopia ideologica contagia le menti pensanti.

È finita che mi trovo in un baluardo di resistenza. Ma non è certo, sospetto, che siamo poi tanto pochi.


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