L’ESPRIT DU TEMPS
Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.
Matteo Forte
Nell’era dell’iperconnessione e dei post sui social che invecchiano nel giro di poche ore, il 7 ottobre 2023 è lontano. E i fatti che si sono succeduti da quel giorno in Medio Oriente troppo complessi per riuscire a star dietro a quanto succede in quella regione. Eppure, c’è un legame tra quanto succede lì e nella nostra parte di mondo, nelle nostre città. Qual è il legame? Basta gettare un’occhiata e porgere l’orecchio verso un mondo che si espone molto all’interno del dibattito politico nostrano in tema, per esempio, di cittadinanza ai nati in Italia e più in generale sui temi dell’accoglienza e dell’inclusione. Un mondo, quindi, che si presenta come molto “per bene”, molto politically correct. E che nella generale ignoranza che caratterizza le nostre classi dirigenti, troppo appiattite sull’istante e quindi troppo attente ai like e alle condivisioni sui social – o, qualora preparate, concentrate solo sul “mercato” e mai sulla dimensione culturale della convivenza, quel mondo si fa strada e conquista spazi. È il mondo dell’islamismo politico, che non coincide per forza con il jihadismo, ma è comunque da monitorare e non sottovalutare. Perché con il secondo condivide l’obiettivo di sottomettere il nemico di sempre: l’Occidente.
L’attacco terroristico di Hamas ha rappresentato l’occasione per dare la stura a un sentimento antioccidentale e antiebraico che già c’era e neanche tanto latente. Le manifestazioni pro-Hamas – nella quali recentemente è comparsa anche l’immagine della senatrice Liliana Segre, segnalata con un cartello come “agente sionista” – oggi si moltiplicano e cadono su un terreno già preparato e influenzato da una capillare presenza mediatica e sul web dell’islamismo politico. Per esempio, il 23 ottobre 2023 un importante sito internet di riferimento per molti musulmani in Italia e in Lombardia, ha rilanciato la pronuncia dell’università Zaytuna di Tunisi con cui l’autorevole istituto esorta al jihad individuale. In un contesto segnato dalle cellule dormienti composte dai cosiddetti foreign fighters tornati in Europa dalle campagne in Siria dell’Isis, quella pronuncia rilanciata in lingua italiana da un importante megafono riconosciuto dalle locali comunità musulmane può costituire davvero un campanello d’allarme per la sicurezza dei nostri territori. L’università Zaytuna di Tunisi, tra la più antiche del mondo islamico, il 10 ottobre, a soli 3 giorni dall’operazione terroristica denominata “Diluvio di al-Aqsa” contro Israele e obiettivi civili, ha infatti invitato tutti i musulmani a sostenere la lotta dei mujaheddin di Hamas: «si tratta di un dovere individuale legale (sharaitico) – si legge nella traduzione italiana rilanciata sul web – che investe l’intera comunità islamica in ogni parte del mondo. Perciò non è islamicamente legittimo sottrarsi a tale dovere e delegarlo alla comunità internazionale che persiste nel sostenere e riverire l’entità sionista usurpatrice». E ancora: «L’appoggio ed il sostegno alla lotta (jihad) in Palestina è un obbligo (fard) individuale per tutti i musulmani, ciascuno secondo le proprie possibilità; […]. Esortiamo gli imam affinché dai pulpiti assolvano al loro dovere religioso di spronare all’unità tra le file dei musulmani di fronte all’alleanza crociato-sionista […] nei sermoni, nelle manifestazioni e dimostrazioni a partire da ogni moschea in ogni Paese del mondo». Esortazioni che assumono un significato davvero preoccupante alla luce dell’attentatore di Bruxelles che, dopo aver ucciso due cittadini svedesi il 16 ottobre 2023, ha dichiarato di aver agito «per vendicare i musulmani». O alla luce della scia di 1.040 atti antisemiti in tutta la Francia, proprio a partire dal 7 ottobre ’23. C’è nelle nostre città, insomma, una radicalizzazione islamica diffusa e brodo di coltura di cosiddetti lupi solitari che agiscono con violenza per emulare i mujaheddin palestinesi. Non a caso la sola presenza di network legati alla Fratellanza musulmana (di cui Hamas ne costituisce da sempre la propaggine palestinese) è considerata ormai da qualche anno un indicatore di estremismo da parte, per esempio, del governo inglese. Sarebbe bene che anche dalle nostre parti la classe dirigente si preparasse e si formasse su questi temi. E adottasse conseguenti iniziativa. Ne va del futuro della nostra convivenza.
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