SETTEOTTOBRE
L’ESPRIT DU TEMPS
Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.
Paolo Macry
Cos’è cambiato dopo il 7 ottobre? Nulla, verrebbe da dire. Come sempre i media hanno abbandonato rapidamente la presa, mentre l’opinione pubblica “progressista” (come altro chiamarla) imponeva – e contrapponeva al 7 ottobre – la denuncia della reazione militare israeliana. Ma non è vero. Non è vero che non sia cambiato nulla. È cambiato molto.
È cambiata la divisione tra vittime e carnefici, fino a rovesciare il senso delle parole. È cambiato il tabù dell’antisemitismo, sia pure sempre più posticcio tra le generazioni giovani. È cambiata l’irripetibilità dello sterminio novecentesco degli ebrei, trasformando la Shoah da atto unico dell’età contemporanea a evento tra gli eventi. È cambiata perfino l’empatia nei confronti di un piccolo Stato sottoposto per decenni all’assedio dei vicini ed è venuto meno il rispetto – magari a denti stretti – nei confronti della sua democrazia. Si è affermata senza più veli la parzialità delle organizzazioni internazionali. Si è mostrato in tutta la sua evidenza il carattere strumentale della geopolitica nel Medio Oriente, ivi compresa la geopolitica dei paesi tradizionalmente amici di Israele, ivi compresi cioè i paesi europei e gli stessi Stati Uniti.
Il 7 ottobre ha riesumato i fantasmi di culture pregresse e mai risolte, provocando un’onda anomala in grado di sommergere l’intero Occidente. E può sembrare incomprensibile che il fenomeno dell’antisemitismo venga attizzato da un pogrom. Ma, a voler guardare alla storia, si capisce che è stato sempre così. L’uccisione selvaggia dell’ebreo è sempre stata la miccia che incendiava il terreno e finiva per giustificare lo sterminio. Accade anche oggi. Paradossalmente e terribilmente, sono proprio i martiri del 7 ottobre a divulgare e “legittimare” lo slogan che risuona ormai in mezzo mondo (più di mezzo mondo, in verità): la cacciata degli ebrei dal fiume al mare. Si può fare, dice il messaggio del pogrom.
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