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SETTEOTTOBRE: L’ESPRIT DU TEMPS – Roberto Cenati

SETTEOTTOBRE
L’ESPRIT DU TEMPS

Tra poco sarà un anno dal pogrom con cui Hamas ha dichiarato guerra a Israele e all’Occidente. L’Associazione Setteottobre, nata in Italia per combattere l’antisemitismo risorgente nelle nostre società, ha deciso di avviare una riflessione su che cosa è cambiato, dopo il 7 ottobre del 2023, nelle nostre vite individuali e nella vita collettiva.


Roberto Cenati

L’opinione pubblica ha quasi completamente rimosso quel che è accaduto il 7 ottobre, data in cui si è registrato contro Israele, da parte di Hamas, l’attacco più grave nella sua storia dopo la Shoah. I terroristi di Hamas si sono resi responsabili dell’uccisione a sangue freddo di cittadini inermi, di violenze di ogni tipo, del rapimento di oltre 250 cittadini israeliani tenuti in ostaggio e del più terribile stupro di massa dei nostri tempi, a danno delle ragazze israeliane. Non bisogna dimenticare come l’orribile pogrom antiebraico di Hamas, ben consapevole della legittima reazione di Israele, sia avvenuto proprio nel momento in cui si concretizzava il processo di distensione di Israele con l’Arabia Saudita e in cui si stavano svolgendo nel Paese, da 10 mesi, imponenti manifestazioni contro la riforma della giustizia del governo Netanyahu. La sanguinosa guerra nella striscia di Gaza, sembra aver fatto dimenticare le responsabilità di Hamas, che non si è mai preoccupata del benessere della popolazione palestinese. Basti vedere come i finanziamenti arrivati in tutti questi anni a Gaza sono serviti a Hamas per costruire i suoi quartieri generali e chilometri di gallerie sotto le infrastrutture civili, sotto ospedali, moschee, scuole, facendosi scudo dei civili palestinesi, durante i bombardamenti israeliani. Dal 7 ottobre sto attraversando un periodo di grande preoccupazione, per le false accuse di genocidio rivolte a Israele il cui obiettivo è sconfiggere Hamas che nel suo statuto prevede la distruzione di Israele e l’uccisione degli ebrei. Sminuire il significato del termine genocidio fa sì che il passaggio successivo sia di equiparare la Shoah, a quello che sta facendo il governo israeliano. Sono situazioni assolutamente incomparabili. È inaccettabile usare la logica della “vittima che diventa carnefice”, che non fa che alimentare la deriva antisemita che, anche nel nostro Paese, cresce in misura esponenziale. Così come è sbagliato pronunciare lo slogan “dal fiume al mare, Palestina libera”, slogan che viene scandito nelle manifestazioni filo-palestinesi. Esso persegue la cancellazione di Israele dalla carta geografica e rifiuta il progetto di “due popoli in due Stati”, al quale la diplomazia internazionale sta lavorando. È per me doloroso constatare la disinformazione e la violenza degli attacchi rivolti a Israele. Credo, purtroppo, che in gran parte dell’opinione pubblica abbia fatto presa la propaganda di Hamas. Manca una riflessione approfondita, sotto il profilo storico e culturale, sul ruolo e l’importanza di uno stato democratico come Israele nell’area Medio Orientale.


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